
Tradizioni, leggende e superstizioni celano sempre accadimenti che non sono solo favole
da raccontare vicino al focolare nelle veglie invernali.
Dall' Asia, alle Americhe, in Tibet compare sempre un personaggio più o meno simile
dal punto di vista fisico e psicologico: l'uomo selvatico.
Yeti, bigfoot, almas, sasquatch infatti non sono altro che i nomi dati in questi continenti a
questo personaggio che in Europa, nelle catene alpine e appenniniche viene conosciuto
col nome di ORCO, OMNEGHER, URCAT, SALVANEL, UOMO SELVATICO.
Ma cosa personifica in effetti questa figura?
Innanzitutto vediamo di inserirlo nel suo periodo storico: presumibilmente il neolitico.
Addirittura ci si potrebbe spingere al paleolitico per via della descrizione fisica data a questa
creatura nei tempi antichi. Ma qui si entra nel campo della CRIPTOZOOLOGIA.
L'aspetto esteriore ricalca sempre lo stesso stereotipo: irsuto, imponente, selvaggio e istintivo
come un animale.
Ma a differenza del suo aspetto aveva una saggezza e una bontà d'animo enorme.
Conosceva l'agricoltura,la pastorizia e soprattutto il segreto per produrre formaggi (ecco qui
l'aggancio per datarlo tra neolitico e bronzo antico) ed è per questo che veniva chiamato nei
villaggi per farsi insegnare la produzione casearia. Purtroppo per lui dopo che aveva donato
tali conoscenze veniva deriso e cacciato in malo modo dalle popolazioni e si rifugiava
piangendo nei boschi in CASE DI PIETRA o GROTTE.
In molte regioni alpine esiste un rituale che inquadra l'uomo selvatico non solo sul piano
fisico ma in una dimensione spirituale ben precisa.
Durante questa antica cerimonia che cade sotto il periodo che noi chiamiamo CARNEVALE
viene braccato ma lui vistosi raggiunto non reagisce ma si IMMOLA VOLONTARIAMENTE
in zone destinate a sacrifici umani ed animali: le ARE o TINE.
Come simbologia l'uomo selvatico è ambivalente. In sé racchiude anche l'ORSO
che rinasce dal letargo proprio a febbraio. Quindi l'uomo selvatico corrisponde ad una
DIVINITA’ SOTTERRANEA mentre l'orso al SOLE.
La sua connotazione ambigua di figura ambivalente, la si può ritrovare nel fatto che viene
rispettato per la sua profonda conoscenza dei boschi e nei RITMI della NATURA ma, nel
contempo viene accusato di delitti contro la comunità e quindi UCCISO.
Il suo lato infernale e tellurico viene sacrificato alla NUOVA LUCE primaverile e l'uccisione
RITUALE permette però all'uomo selvatico di ACCEDERE alle fonti delle origini dandogli
la possibilità di rinascere in TUTTE le specie ANIMALI e VEGETALI.
Questo preambolo ci serve per descrivere ed inquadrare alcuni manufatti presenti sul territorio
di Monterchi e sulla leggenda presente. Parliamo innanzitutto della cosiddetta
Tina dell'uomo selvatico.
Questo monolite si trova sulla sommità di un dosso ed è scavato in un blocco unico
con una "camera" che misura mt 1,40 x 1,60 ed ha una profondità media di 55 cm.
A fronte vi è un foro che in altro contesto studiosi di archeologia e religioni interpretano come
il cosiddetto FORO dell'ANIMA e cioè l'apertura da dove l'anima del morto esce per poi
rientrarvi. A fianco vi è un altro incavo che poteva essere uno scranno o contenere un
"signacolo" ma tutto ciò non si potrà appurare fino a che non si indagherà con scavi
archeologici tutta l'area. Ricordiamoci che potrebbe essere una sepoltura o come dicono
le leggende una tina sacrificale e un indizio potrebbe venire da manufatti presenti in zona
e così pure la presenza di un rudere di una chiesa antica potrebbe far pensare ad una
specie di esorcizzazione del sito.
La prossima volta parleremo della cosiddetta CASA dell' UOMO SELVATICO un altro manufatto
coevo della tina.
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